Da San Cipriano a Lago di Carezza
Come previsto tutto bagnato, molto bagnato, smonto la tenda con le prime luci del sole, almeno si asciuga un niente.
Attraverso tutto il paese e inizio a camminare, il cartello indica 2.45 come tempo per raggiungere la prima malga a 1800, San Cipriano è a 1000.
Incomincio la salita, le gambe vanno bene, molto bene, e in un ora e mezza arrivo alla malga.
Super soddisfatto continuo la salita, l’obbiettivo è arrivare al rifugio Coronelle 2400, la salita diventa sempre più ripida, ma non sento fatica e in poco piu di 3 ore, dalla partenza, raggiungo il rifugio, bello, tranne la vista, tutto coperto da nuvole basse.
Prendo un paio di panini e mi riposo un ora, nella speranza che il cielo si apra.
Il tempo passa ma è ancora tutto come prima, così decido di scendere a valle al famoso lago di Carezza.
Il percorso in discesa passa a ridosso delle maestose pareti del Catinaccio, per poi scendere in picchiata verso il paese di Carezza.
Arrivo su strada asfaltata e da una macchina sento chiamare il mio nome, inchioda e accosta a lato della strada, scende la mia maestra delle elementari, che non vedevo da anni, che bella sorpresa!!!
Il tempo di una foto, due chiacchere e via, manca poco alla fine della tappa, così penso….
Arrivo alle prime case del paese e vedo un casermone biaco con un drappo del Sentiero Italia e con la targa Punto Accoglienza, mi fermo subito, chiedo informazioni e prezzi.
Esco incazzato nero, ma come si può chiedere 40€ solo per dormire in un Punto Accoglienza Sentiero Italia Cai??
Per me è un prezzo assurdo, si spende molto meno nei rifugi.
Con un umore nero mi avvio verso il lago, a circa 3km di distanza (tratto che avrei fatto il giorno dopo), appena arrivo allo specchio d’acqua mi torna il sorriso, bellissimo, con acqua trasparente, e una quantità di persone abbastanza accettabile, non bisogna chiedere permesso per passare.
Mi faccio il giretto intorno e arrivo al parcheggio, adesso il problema è trovare un posto per la tenda, inizio a girare per i boschi e arrivo in un punto attrezzato per pic-nic con un casotto di legno e un altra tenda.
Sono ragazzi francesi, provo a parlarci un po, ma il mio francese è molto arrogginito, ma qualche frase la riesco a tirar fuori.
Monto la mia casetta e spero solo che non si allaghi durante la notte.
Sono le 20.30 iniziano a scendere le prime gocce, nel giro di 10 minuti inizia a scendere tanta di quel acqua ma tanta di quel acqua che una cosa del genere non l’ho mai vista.
Magari fosse finita così, ma si aggiunge anche la grandine!!!
Ovviamente non si riesce a prendere sonno e il mio pensiero fisso è:” speriamo che non si rovini la tenda.
Ma a una certa ora il sonno prende sopravvento e collasso dentro al sacco a pelo.
Tappa 35
Da lago di Carezza a Passo di Oclini È giunta mattina non so se è più bagnata l’erba fuori o la roba in tenda, spero che non abbia perso impermeabilità il telo sopra, ovviamente piove ancora e devo partire. Metto tutta la roba bagnata nello zaino, è un macigno, troppo peso, ma che ci si può fare? Testa bassa e si inizia a camminare, prima tappa.ritornare al lago di Carezza, (400m) sono il primo della giornata, e vederlo senza gente è una cosa rarissima. Lo costeggio per un lato e imbocco un sentiero in mezzo al bosco, tutto pari, nemmeno una salita o una discesa, questa mattina si vola!! Faccio i primi 10km e in sole 2 ore arrivo al passo di Obereggen, dove inizia una bella salita per arrivare al secondo passo della giornata, il Lavazè. Prima però faccio un po di pulizia dei sentieri, è una giungla, erba alta fino alla pancia e sassi non visibili. Finalmente esco dalla boscaglia e sbuco su strada asfaltata, sono arrivato al passo. È ora di mangiare entro in un pub sulla riva di un laghetto artificiale, molto carino, mi prendo un bel piatto di canederli e riprendo il cammino. Oggi giornata dei Passi, manca solo quello di Oclini, molto vicino, si e no 5km. Tutto su asfalto però, il lato positivo è che si fa prima (io faccio prima), arrivo alle prime case e da un balcone di un albergo sento chiamarmi e vedo uno che si sbraccia da un balcone. Mi arriva di corsa e vedo che è il mio migliore amico, che ha.portato i ragazzini dell’atletica di Castelfranco in ritiro. Una delle casualità più belle e inaspettate che potessero succedere. Sapevo che erano in queste zone ma non proprio dove sarei passato con il cammino. Approfitto di loro e passo tutto il pomeriggio e la sera con loro. È sempre bello stare con i propri compaesani, puoi parlare senza che ti scambino per un mantovano o un triestino o addirittura un marchigiano. Cena con loro poi ci guardiamo un bel film, e via a montare la tenda, subito fuori dall’albergo. Sono proprio felice, anche se l’attrezzatura è ancora bagnata!